martedì 10 marzo 2015

13. Pai e la fine di un eroe

Mi addormento bello tranquillo e sereno nel mio piccolo bungalow ma dopo un paio d'ore mi sveglio tremante. Fa un freddo cane. Tolgo il mio pigiamino corto e mi vesto come se dovessi uscire, pantaloni lunghi, calzini, maglietta e felpa, ma non basta. Per fortuna trovo un piumino da nano in armadio e mi rimetto a letto vestito, con i piedi comunque scoperti.
Mi alzo tutto infreddolito ma almeno scopro 3 vantaggi: esco dal letto già vestito e operativo; i galli non si sono sentiti, avranno il becco congelato; la mia bottiglietta d'acqua è tornata fresca fresca. La 'colazione inclusa' della guesthouse consiste in 6 banane e caffè/tè fai da te. Conosco una coppia di olandesi che viaggiano con la figlia di 5 mesi. Lui fa quello che farò io a breve: il casalingo, e non lo trovo per niente stressato, molto bene. Poi arriva un giapponese che si chiama Hero che inizia a raccontarmi dei suoi viaggi. Incuriosito dalla sua vita avventurosa gli chiedo cosa fa come lavoro, finalmente qualcuno che mi può dare un idea su come combinare lavoro e libertà. Mi risponde ma non capisco. Web Designer? Bar tender? Blogger! Ho capito! Pensa te pure io ho iniziato a fare il blogger, allora sono sulla buona strada? Quanto si guadagna? A questo punto interviene la signora olandese spiegandomi che Hero non ha detto blogger ma beggar, ossia mendicante. Dopo un attimo di imbarazzo il buon Hero con un sorrisone mi spiega che in effetti come lavoro fa il mendicante 'professionista'. Cioè è proprio una professione ed è pure in nero, non versa contributi il furbetto. Se ho capito bene lancia i birilli ai semafori ma adesso vuole imparare a suonare uno strano strumento (non ho capito quale) e perciò è diretto in Canada per raggiungere un professore bravissimo. Non glie l'ho dico ma secondo ha sbagliato direzione per andare dal Giappone al Canada, forse non sa che la Terra è tonda e non ha capito che si può passare dall'altro lato, boh.
Comunque.
Un sacco di cose da fare oggi. Visita di routine al tempio principale e poi le mitiche waterfall (cascate) e le loro piscine naturali. Quindi prima il dovere, il tempio Wat Phra, che se non lo vedo non ci dormo. All'ingresso..nessuno, neanche un cinese! Come mai? Lo scopro subito: 353 scalini da fare per arrivare in cima e raggiungere il tempio. Ma li faccio e li conto tutti. Come al solito a mezzogiorno sotto 35 gradi, ma ne varrà la pena. Dentro il tempio..il solito buddha. Vabbè basta scherzare, ora cascate e piscina, vai che sotto ho già il costume.
Arrivo al primo parco naturale e scopro che l'ingresso costa 300bath (8€!!) perché si tratta di sorgenti termali. Io sono un viaggiatore low cost e con questo caldo andare alla terme è un suicidio per cui faccio marcia indietro e mi dirigo verso la Nam Tok Mo Paeng, 'una cascata con un paio di piscine naturali dove si può fare il bagno' (cit. Lonely Planet). Innanzitutto a trovarla la cascata. Ogni 2km c'è un cartello che indica che mancano 2 km. Ne conto 5 di cartelli. Passo per un villaggio cinese, poi salgo per circa 1000 metri di dislivello arrivando a un paesino di 7 anime (di cui 3 cani), scopro che i cani sono attratti dal rumore di Mo-Thai (lo scooter), ridiscendo a manetta inseguito dal branco, il tempo di seminarli e finalmente arrivo. 
Scendo e osservo perplesso. Una pisciatina. Questa è la cascata, una pisciatina che sgorga su un laghetto marrone cacca. Sono un po' frustrato, quando vedo una coppia di turisti che scendono, non senza difficoltà, da una serie di rocce poste dietro la cascata. Sono fradici, chiaro segno di bagno in laghetto naturale. Mollo le infradito ed inizio ad arrampicarmi con l'agilità di un rinoceronte zoppo. Rischio di scivolare un paio di volte ma alla fine supero la vetta della cascata e sono finalmente ricompensato dalle mie piscine naturali: tre pozzanghere, con 4 ragazzini thai che da dentro si tirano del fango addosso. I turisti saranno stati fradici di sudore come io ora che cerco di scendere senza rompermi l'osso del collo.
Me ne vado via amareggiato e nel percorso di ritorno vengo fermato non una ma ben tre volte di seguito da paesane che mi fanno il segno della sigaretta. A tutte rispondo che mi dispiace ma non ne ho di sigarette, io non fumo. Supero le coltivazioni di oppio e finalmente torno al mio bungalow.
Arriva sera e sono di nuovo carico. E' da ieri che Joey mi parla di questo reggae party immancabile a pochi metri da dove siamo. L'evento che tutti aspettano, la seratona che prima o poi dovevo fare, finalmente! E infatti la musica si sente fin da dentro il mio bungalow, sento pure le urla, daje, stasera faccio un macello. Prendo Mo-Thai e tacci che freddo! Vado a destra come da indicazioni, 500m, che freddo, 1km, si gela, ma dov'è sto posto, non sento più niente! Faccio altri 200 metri, sto in mezzo ai pini, vabbè torno indietro, andiamoci a farci la solita cena a centro Pai.
A cena chiacchiero col simpatico proprietario, un italo-scozzese che si è trasferito qui da 17 anni. Incuriosito gli chiedo come ha fatto e lui mi risponde, facile! ho semplicemente venduto tutte le mie proprietà in Scozia e reinvestito qui comprandomi due ristoranti, un bar e tre alberghi. Gli chiedo cosa potrei comprarmi io qui con le mie proprietà in Italia, ossia uno scooter del 2006 e una Mini del 2007 e si mette a ridere.
Torno a casa e mi accoglie festosamente Niki, il cane-lupo gigante di Joey. Lo so che è giovane e ha solo voglia di giocare ma il fatto che mi salti addosso e che non ho fatto la vaccinazione per la rabbia non mi rende tranquillissimo. Sto per rinunciare a fare i 50 metri che mi separano dal bungalow per tornare in paese quando per mia fortuna Niki viene distratta. Sta arrivando un altro scooter. Ne approfitto per sgaiattolare velocemente mentre Niki si avventa sul nuovo arrivato. Era il mitico Hero. Parlo con il passato perché non so che fine abbia fatto. Per 10 minuti l'ho sentito urlare 'Niki stop! Aaaa...niki it's not fun!! Aaaaa!' poi qualcosa in giapponese poi urla, insomma a un certo punto ho anche pensato di andare ad aiutarlo ma, nonostante la mia preoccupazione, mi sono addormentato.
La mattina dopo di Hero nessuna traccia mentre Niki stava chiusa in una gabbia. Non ho mai saputo cosa è successo anche perché sono subito ripartito. Comunque era simpaticissimo.

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