sabato 28 febbraio 2015

8. Da Ayuttayah a Lopburi, la città delle scimmie.

Sweedy Cop Ayuttayah (vedi precedente post)!
Prendo il mio zaino e m'incammino verso la stazione. Mi sembra di essere da un mese in Thailandia, lo zaino comincia a pesarmi tant'è che a questo punto devo rinunciare all'unico acquisto che volevo fare in Thailandia: un magnete da frigo.
Dopo aver scavalcato sulla banchina un povero thai caduto in acqua e che avevano appena ripescato, prendo la barca che mi porta alla stazione. Vado in biglietteria ma tutti gli sportelli sono coperti da tendine...mi guardo intorno perplesso e un tipo mi fa segno di bussare al vetro di uno sportello a caso. Busso. Niente. Ribusso. Niente. Riribusso forte e finalmente si apre la tendina. Spunta il viso di una signora semi addormentata e full incazzata: "ten minutes" mi fa e richiude la tenda. Stanno tutti dormendo! Pausa siesta. Alle 10. Spettacolo. M'immagino la stessa scena in Italia alla Posta...vabbè.
Alle 10e20 si svegliano e meno male dato che stavo per perdere il treno, compro il biglietto e riesco a trovare l'ultimo posto seduto accanto a una simpatica signora thai che sa un po' d'inglese (ma proprio un po'). Credo di essere l'unico straniero, ci sono monaci in posti riservati, pendolari del posto e venditori di qualsiasi cosa che passano ininterrottamente nei corridoi con un agilità disarmante. A un certo punto il treno si ferma e non riparte più. Pausa siesta del conducente? Abbiamo investito qualcuno? Boh. Tutti tranquilli, nessuno ha fretta, l'unico agitato sembro io anche se non ho nessuno che mi aspetta. Dopo un'ora riparte finalmente e, lentamente, arrivo a Lopburi, il pianeta delle scimmie, o così dicono.
Mi sistemo in un bel bungalow che più che thailandese ha uno stile olandese, è dotato di tutti i comfort, tv, frigo e sexy poster inclusi. Mi regalano anche dentifricio e spazzolino, forse perché la sera prima ho mangiato pollo all'aglio chissà. Dopo Bangkok ho effettivamente innalzato il livello dell'alloggio ma me lo posso permettere dato che a pranzo non ho mangiato.
Esco alla ricerca delle scimmie ed è subito festa. Cosi come ad Ayuttayah si festeggiava il capodanno cinese qui si festeggia la festa del re Narai, c'è un gran casino pure qui però è divertente perché si usa vestirsi in maniera 'tradizionale' e sembra di stare a Carnevale. Io intanto comincio a fare il giro della città e dei templi alla ricerca delle scimmie ma niente non ne vedo una. In un ora di passeggiata faccio solo una foto a un piccione morto, forse ultima testimonianza della lotta con un macaco. Mi viene il dubbio che è domenica e quindi non escono. O che sono scappate tutte per colpa della festa. O, come per i carciofi, non è stagione.
Ma a un certo punto eccola li, una piccola scimmietta sulla strada. Mentre la rincorro per farle una foto mi sfugge ed impreco ma giro l'angolo...ed eccole tutte li. Tutte presso il Prang Sam Yog, il santuario della città. Ed effettivamente è impressionante, stanno dappertutto. Sui fili, sulla strada, sulle auto, nei negozi. Saltano, si accoppiano, rubano, urlano, un macello. Faccio qualche foto e mi allontano subito prima che mi rubino il telefonino.
Nuovo e solito obiettivo: mangiare. Ormai non mi fido più della lonely planet (tutti i ristoranti sono spariti, sarà che la guida é del 2010) e vado a caso. Alla fine mi butto in un locale indiano, sono l'unico cliente (forse perché sono le 18) ma va tutto bene, i gentili proprietari mi spiegano le origini della festa e mi consigliano di fare un giro in un parco dove ci sono degli addobbi. Dopo cena vado li e trovo tutti giapponesi che si fanno i selfie con l'I-phone e siccome non mi va di aspettare i fuochi d'artificio io me ne torno in bungalow a vedermi un combattimento di Muay-Thai in TV.
Buonanotte.

giovedì 26 febbraio 2015

7. Il Giro di Ayuttayah. Giorno 2.

Sveglia con calma, esco e non capisco se sono ad Ayuttayah o a Shangai...Comunque è una splendida giornata, come colazione mangio una banana, inforco Fury-ang, la mia bicicletta rossa, m'immedesimo in Nibali e parto per il Giro di Ayuttayah in 4 tappe. In effetti Ayuttayah sorge su un isola circondata da tre fiumi e da una strada circolare, tipo il GRA di Roma, che ne percorre l'intero perimetro e che decido di sfidare.
Prima tappa (Tamarind - Templi del Sud; 5 km, pianeggiante, 30 gradi all'ombra): si tratta del Wat Suwan Dararam e del Wat Phanan Choeng. Per quest'ultimo sono costretto a mollare la bici tipo triathlon e prendere una barca che mi porta su un isolotto. È lunico tempio che pago e anche l'unico che non riesco a vedere per la solita marea di cinesi in vacanza che mi impediscono di entrare. Per fortuna sono tutti bassi, faccio una foto al Buddha sopra le loro teste e torno indietro. Mentre vado alla barca non mi avvedo di un monaco che sta facendo una benedizione di gruppo e che m'infracida tutto.
Seconda tappa (Templi del Sud - Templi dell'Ovest; 12km, 6% di pendenza media, 34 gradi all'ombra, che non trovo, quindi 46 gradi al sole): il Wat Kasatathrirat e il Wat Chai Wattanaram, il più famoso. Arrivo a quest'ultimo con la lingua di fuori, il sole mi picchia in testa, sono più morto che vivo. Mi accascio al bar. Pausa di 10 minuti. Foto di rito all'ingresso e riparto.
Terza tappa (Templi dell'Ovest - Elephant Kraal; 5km, 4% pendenza media, miraggi). Anche in questa tappa sono costretto a mollare la bici per prendere...l'elefante. Un simpatico giro con un solo problema: il mio ha il raffreddore. E quindi procede non solo con la classica andatura a singhiozzo ma anche inframezzata da uno starnuto ogni due passi. Dopo 2 minuti chiaramente mi viene il mal di mare. Comunque. E' bella la sensazione, mi sento come un sultano a vedere tutti dall'alto del mio Dumbo col mio ombrellino a coprirmi dal sole e tutti a farmi le foto pensando guarda quello scemo li. A un certo punto, colpo di scena, pausa gelato. Non per me, ma per la guida e sopratutto per l'elefante, incredibile! L'elefantista mi dice "he likes ice-cream more than banana" e io gli faccio la battuta, "this is why he is freezed, ahaha" ma sembra non capirmi anche perché non sono sicuro che freezed significhi raffreddato. Dopo un silenzio imbarazzato riprendiamo il cammino poi altra pausa per pranzo di banane (stavolta solo l'elefante, non la guida) e lavaggio dei denti con la proboscide con successivo sciacquo su di me, maledizione. Scendo da Dumbo tutto fradicio e parto per l'ultima tappa.
Quarta tappa (Elephant Kraal - Old Coffee Risto 3km, sprint finale): vittoria e meritata pausa pranzo. Durante la quale ho una rivelazione: scopro finalmente che spicy non vuol dire speziato ma piccante! Ecco perché tutte le volte mi chiedono se la pietanza che ordino la voglio particolarmente spicy. Ecco perché mi brucia il culo.
Comunque.
Doccia, siesta pomeridiana e...lavaggio a mano (di 3 magliette), cosa che non mi capitava dagli anni '90, ai tempi del militare. Molto soddisfatto di me stesso lascio Fury-ang ed esco a piedi, direzione ristorante della sera prima. Mentre lotto di nuovo col menu e con il cameriere arriva un ragazzo che mi saluta. "Hey man!". Non lo riconosco. Mi capita anche in Italia di non riconoscere le persone ma qui avrò parlato con 4 gatti..Me lo ricorda lui: avevo attaccato bottone con lui e la sua amica a pranzo sentendoli fare lezioni di spagnolo. A questo punto mi invita a raggiungerlo al suo tavolo. Ottimo, un occasione per perfezionare il mio inglese! Sono 3 americani che insegnano l'inglese qui da circa 8 mesi: Cameron (che parla anche italiano), Gabriel (che parla anche francese) e Dustin (che parla americano). Alla fine passo la serata a parlare con Cameron in italiano, con Gabriel in francese e con Dustin in americano (cioè lui parla e io ascolto facendo finta di capire, ogni tanto muovendo il capo in segno di approvazione). Ci scambiamo le nostre storie ma apparentemente la mia, senza lavoro e quasi padre in thailandia, vince a mani basse. Cameron mi racconta anche un aneddoto divertente ossia che in thailandese 'came' significa vagina e 'ron' significa calda, facendomi intuire le sue difficoltà nel presentarsi alle ragazze del posto. Gabriel invece mi da una dritta: per imparare a salutare in thai (sa wat dee krap, troppo difficile da ricordare) devi pensare a un poliziotto svedese (sweedy cop). Non so cosa c'entri ma funziona, da oggi saluto tutti!

lunedì 23 febbraio 2015

6. Da Bangkok ad Ayuttayah

Ciao Bangkok!
Prendo un tuktuk al volo e volo con un autista aspirante suicida che mi porta alla stazione. Mi rimetto dallo spavento con una sontuosa colazione thailandese: una minuscola gaufre belga, retaggio del mio passato. Gaufre che comunque mi costa più del biglietto di treno per Ayuttayah, ossia circa 40 centesimi per 2 ore di treno, incredibile!
In effetti se pensi che in 2 ore di treno facciamo un tragitto di 68 km capisci che non hai preso Italo. Ma non mi lamento, è comunque una velocità ben superiore di quella che ero abituato a fare ogni mattina sul Grande Raccordo Anulare per andare a lavoro.
Il treno è fichissimo. Praticamente si tratta di un bus sui binari, suona pure il clacson. Passa in mezzo alle case, si ferma a prendere gente in mezzo ai binari..alla fine m'illumino: il treno per i thailandesi è quello che noi chiamamo tram! Uguale uguale. Comunque.
Dopo 70 km di tram arrivo finalmente ad Ayuttayah , altra città pericolosissima, non solo per il traffico ma per i cani. Recita lonely planet: "di sera i branchi di cani si aggirano per le strade. Evitate qualsiasi contatto, anche solo di guardarli negli occhi per non correre il rischio di essere attaccati e morsi". Per fortuna ho calcolato tutto e sono arrivato in pieno giorno (sono furbo io). Quello che non ho calcolato invece è l'impossibilità di trovare la mia 'Tamarind House'. La mappa è approssimativa, l'indirizzo pure e per mezz'ora vago sotto il solito sole cocente. A un certo punto decido che è arrivato il momento di provare il mio inglese. Entro in una specie di bar, scorgo un ragazzo "sorry I'm looking for Tamarind guesthouse", il ragazzo mi risponde in thailandese, insisto, insiste pure lui nel rispondermi in thailandese, una lotta fra sordi finché non chiama 3 altri ragazzi alla riscossa. Dopo 3 minuti di confabulazioni ognuno di loro mi indica la direzione dei 4 punti cardinali. Per fortuna arriva una signora che forse capisce qualcosa e mi dice di tornare indietro. Uscendo mi accorgo che ero entrato in una casa e che ho probabilmente parlato con mamma e figli. E vabbè chissenefrega, aria condizionata arrivo!
Niente da fare, altra mezz'ora completamente perso. Alla fine punto un cinese, i cinesi sono fortissimi penso, ci stanno colonizzando e non ce ne accorgiamo.
"Sorry, where is tamarind guesthouse?"
"Ooo...zonghuò ho chi min chang hotel chaluomg?"
"Yes yes hotel..tamaring hotel..house! Sleep!"
"Aaaa... Uhi nisshichu koni fujian anui shandong jiansu"
E cosi per 10 minuti. Poi gli mostro l'indirizzo, si illumina perché vede un numero di telefono e, gentilissimo, chiama. Col mio cellulare. Per fortuna non risponde nessuno.
Alla fine mi indica una direzione chiaramente a casaccio, la seguo per non offenderlo, arrivo in un vicolo cieco e mi affido a Santo Google. Finalmente capisco che devo tornare indietro e dopo un ora e mezzo dall'uscita dal treno arrivo disidratato al Tamarind.
Appena pagato mi dicono che non c'è l'aria condizionata per un problema di elettricità della zona e che la sera devo tornare prima della mezzanotte per non disturbare. E io che volevo fare baldoria. Comunque. Doccia fredda (anche qui il boiler non funziona?) e riposo.
Due ore dopo sono pronto per il giro della città e dei templi. Mi propongono scooter o bici e chiaramente il viaggiatore low-cost che è in me opta per la seconda soluzione. Il mio bolide è un modello vintage rosso anni 70 con cestino incorporato ma chissenefrega, inforco i pedali e parto deciso a caso verso destra, la tipa mi urla dietro "no, not that direction, there are dangerous dogs!". Molto bene. Faccio retromarcia, mi giro, le sorrido e riparto ancora più deciso. Dopo 10 metri inizia a piovere. Ma ormai non mi ferma più nessuno. Attraverso in lungo e in largo la città, incroci, strade, rotonde, sotto la pioggia, con la guida a sinistra e con gli occhi semichiusi per evitare di guardare negli occhi i numerosissimi cani randagi, tanto per rendere le cose ancora più semplici. Dopo un po' di giri mi rendo conto, con un certo stupore, di essere l'unico scemo in bici, per giunta cigolante.
Macchisenefrega, in un paio d'ore volo e faccio il record di visite dei templi, me li ricordo a memoria: wat phra ram, wat phra si sanphet, wihaan mongkhon bophit, wat chetharam, wat lokaya sutha, wat kuti thong, wat suwannavat, wat ratburana e wat phra mahathat. Per giunta, tutti gratis. Tecnica 'foto e pedalare'.
Tornando in albergo mi decido a fermarmi in uno di questi chioschetti per strada, indico dei spiedini e chiedo cos'è, la cuoca risponde "si for"; indico degli specie di involtini e chiedo cos'è, la cuoca mi risponde "si for". Faccio ah ok con la testa e li prendo tutti e due, mi ci butta dentro una salsa magica, addento il tutto pregando che non mi venga lo sguaraus.
Il tempo di un riposino e sono operativo per la serata. Appena esco m'imbatto in un casino pazzesco. Mercati, parchi giuochi, concerti, karaoke, tutto apparso in un ora. Tutti vestiti di rosso. Mi spiegano che festeggiano il capodanno cinese. Boh. Io nel frattempo vado a mangiare nella direzione opposta in un posto consigliatissimo. Aperto il menu entro subito in crisi. Mentre mi faccio spiegare dal cameriere ad una ad una le 1250 portate interviene in francese un simpatico giovanotto che mi consiglia assolutamente un piatto. Un insalata. Io non voglio un insalata replico. Ma lui mi chiarisce che non è un insalata come intendiamo 'noi', c'è anche della roba fritta. Allora accetto il consiglio e non me ne pento. Al ritorno mi faccio stancamente trascinare dalla folla di cinesi poi mi fermo improvvisamente ad un concorso di bellezza. Al contrario dell'Italia dove tutti starebbero con la bava a darsi gomitate per stare davanti, qui sono tutti tranquilli tant'è che riesco non soltanto a piazzarmi in prima fila, ma dopo un po' vado anche a curiosare tra le quinte e intervisto una delle papabili Miss. Mi risponde che è una concorrente di Miss Cina 2558 per festeggiare il capodanno cinese.
2558? Sono troppo avanti questi cinesi!

domenica 22 febbraio 2015

5. Bangkok giorno 2.

Domani giro dei templi, quindi sveglia presto, avevo pensato.
E infatti, causa fuso orario, apro gli occhi alle 3.30. Incuriosito comunque nel vedere Bangkok che riposa mi alzo, apro la finestra, fisso un muro a 10 cm dal mio naso, richiudo e mi rimetto a letto.
Mi rialzo alle 10 e dopo una bella doccia gelata (non riesco a far funzionare il boiler) sono pronto per la passeggiata. Esco dalla "house", respiro a pieni polmoni gas di scarico, piscio e pollo fritto e m'incammino. Perfeziono da subito la mia tecnica di attraversamento delle strade adottando il metodo "segui il kamikaze". Arrivo presso i templi minori, ne visito un paio per allenamento prima di raggiungere il mitico Wat Phra Kaew ma mi accorgo subito di un problema. Le scarpe. Bisogna togliersele. Per me è una scocciatura perché non ho le infradito e ogni volta il mio pit-stop (togli e rimetti) dura più della mia visita di un tempio. Inoltre noto che, tolte le scarpe, i fedeli vicino a me (e qualche jeko sui muri) si accasciano subito e non si rialzano più. Mah.
A questo punto decido di lasciar perdere i piccoli templi e di tirare dritto all'imperdibile Wat Phra. Slalomeggio tra i turisti sotto un caldo atroce e a 20 metri dall'ingresso vedo che poco lontano si fermano 3 autobus. Da questi 3 autobus scendono 3 miliardi di cinesi, un miliardo per autobus. Tutti davanti a me. Sto per rinunciare ma poi prendo coraggio e faccio la mostruosa fila. Dopo mezz'ora sbuchiamo...nel giardino d'ingresso. Per pagare c'è un altra fila con un altro milione di giapponesi. Faccio una foto (alla biglietteria) e me ne vado via, tanto ho letto che questo tempio era una cagata.
Piano B: il Wat Pho, 2do tempio più importante di Bangkok. Passo per mercati e cucine improvvisate per la strada, fa un caldo e un umidità bestia, immagino che se al posto di questi piccoli asiatici che non sudano ci fossero americani o europei saremmo già tutti morti. Vinto dal caldo contratto brillantemente una bottiglietta d'acqua da 50 centesimi a 25 centesimi, potere ereditato dal mio viaggio in Marocco l'anno scorso. Arrivo finalmente al tempio e riesco anche a visitarlo. Preso dall'euforia decido sullo slancio di completare la trilogia del sacro triumvirato della storia antica di Bangkok (cit. Lonely Planet): l'imponente Wat Arun. Prendo il traghetto, attraverso il mekong o come cavolo si chiama e arrivo al tempio. Una ripida scalata mi aspetta. Salgo con fatica scendo a fatica e fatti due passi mi prende il crampo del lavoratore dipendente (ex) alla coscia destra. Mi trascino verso il traghetto e seguirà una via crucis per trovare un posto dove mangiare che non sia per strada. Alla fine ne trovo uno, come al solito non so cosa mangio, è poco ma buono, torno in albergo, mi accorgo che mi sono bruciato naso e braccia e che sono a buon punto per la mia abbronzatura da muratore che sfoggerò nelle isole del sud. Seconda doccia fredda e buonanotte. Alle 16.
Mi sveglio due ore dopo con un unico pensiero: fame. Stavolta mi informo, passo due ore su tripadvisor a cercare il ristorante migliore, lo trovo, esco con l'acquolina in bocca, faccio un km ed è chiuso. Maledizione. Vago di nuovo come uno zombie alla ricerca del secondo ristorante che mi sono segnato ma non riesco a trovare l'indirizzo con tutte queste vie scritte in cirillico o non so quale altro alfabeto. Dopo un altra ora di camminata mi butto per disperazione in un locale e prendo il pad thai, tipico piatto thailandese (stavolta mi ero informato), discreto. Appena uscito dal locale m'incammino verso l'albergo, faccio 30 metri e passo davanti al ristorante che stavo cercando.
Che amarezza.

venerdì 20 febbraio 2015

4. Partenza. Da Roma a Bangkok giorno 1.

Avevo un obiettivo prima di partire: non imbarcare valigie per non rischiare di perderle e per viaggiare leggero. Cosi, per un mese in Thailandia, mi presento al check-in con uno zaino da trekking. Avendo calcolato un unico lavaggio a metà mese, il mio kit da viaggio è il seguente: 15 boxer (uno al giorno), 7 paia di calzini (una ogni due giorni), 5 magliette (una ogni 3 giorni), 2 pantaloni (fatevi i calcoli), un pigiama corto, un costume e un telo mare, 3 libri (di cui la lonely planet), infradito e occhiali cinesi da sole e kit-farmacia/toilette (spazzolino dentifricio crema solare deodorante cartaigienica enterogermina tachipirina imodium). Praticamente uno zaino composto per la metà da mutande. Ma ho l'essenziale. Infatti appena superato brillantemente il check-in mi accorgo di aver dimenticato la macchina fotografica. Un blog di viaggio senza foto, bene. Comunque. Imbarco sulla Sri Lankan Airlines e passo 14 comode ore (scalo compreso) a mangiaremangiaremangiare (ci hanno servito tre volte pollo al curry, rosso, verde e giallo) e a guardarmi 3 straordinari film, l'ultimo dei quali, il cartone animato Big hero 6, viene interrotto dall'atterraggio a 4 minuti dalla fine mentre si svolge l'epica battaglia finale...lasciandomi così atterrito appena atterrato (ahaha).
Esco dall'aereo con gli occhi che bruciano per i troppi video e m'incammino piangendo verso l'uscita pensando alla mia prima missione: come raggiungere il centro di Bangkok dall'aeroporto. Un viaggiatore zaino in spalla non prende il taxi (troppo caro) per cui m'informo sulle diverse soluzioni: la migliore sembra quella di prendere un autobus che mi porta alla metro che mi porta allo skytrain che mi porta a un altro autobus che mi porta a fare altri 500 metri a piedi. Per me che ho lasciato la macchina un mese all'aeroporto perché era troppo complicato arrivare a Termini dalla Cassia, questa si che è un'avventura! Mentre rifletto un po' perplesso, mi si avvicina un signore. "Ciao sono Matteo, vai in centro? Vuoi fare il taxi a metà?". "Ok!".
Primo intoppo: il tassista non ci vuole portare in due posti diversi, troppo traffic jam. Il mio nuovo amico Matteo, di Rimini, si sacrifica: andiamo tutti e due da te poi mi arrangio. Un tipo simpatico questo giovane sessantenne in odore di turismo sessuale. 40 minuti e finalmente sbarchiamo nella mia lussureggiante 'Tim House'. Ci accoglie trionfalmente un nauseante odore di piscio. Che puzza. La guesthouse si affaccia su un canale marrone, da cui probabilmente scaricano le fogne. Puzza di piscio ovunque tranne in stanza per fortuna ed è pure pulita, anche perché difficile sporcare 4m2.
A questo punto, scaricati i bagagli, nonostante la fatica del viaggio e i miei occhi rossi, io e Matteo andiamo a farci un giro. Un caldo boia. Umidità a tutta, scarichi di gas, odore di fritti e sensazione di soffocamento. Nel famoso canale marrone nuotano 3 esseri che Matteo definisce prima iguane poi lontre poi tartarughe quindi coccodrilli ma per me potrebbero essere pantegane giganti. Comunque. Grondanti di sudore (altro che un solo lavaggio a metà vacanza) andiamo a visitare un tempio li vicino, la montagna dorata, dopodiché saluto il caro Matteo che se ne va sorridente in tuktuk verso le sue misteriosi mete afrodisiache.
Io torno in stanza e riposo un paio d'ore.
Mi sveglio ed è ora di cena. Mi dirigo verso Banglamphu, da quello che ho letto quartiere "animato" di Bangkok. Un macello. Il Caos. Mi accorgo che sono troppo vecchio per la zona e mi allontano a cercare un posto più tranquillo. Il problema è che è pericolosissimo. Intendo il traffico. Non si capisce niente. I semafori non servono a nulla, inoltre la gente va in contromano, ancora non ho capito se la guida è a destra o a sinistra. Mi dicono 'vale la legge del più forte', più sei grosso e veloce e più hai la precedenza. E il povero pedone allora? Dopo qualche minuto di osservazione mi accorgo che il pedone si butta in mezzo alla strada, semplicemente. Io ancora che aspetto al semaforo e accanto a me prima un signore poi una signora quindi una famiglia attraversano. Si fermano in mezzo tra i taxi tuktuk autobus bici moto auto scooter che sfrecciano e poi riescono miracolosamente a passare dall'altro lato. E io ancora al semaforo. Finalmente verde. Ma niente, nessuno si ferma. Una ragazzina si butta, un bambino di non piu di 8 anni attraversa fischiettando, alla fine mi metto dietro a un mendicante in sedie a rotelle pensando che qualcuno si fermerà per umana pietà. E ce la faccio!
Finalmente arrivo al ristorante consigliato dalla lonely planet ed è subito crisi. Circa 600 piatti in thailandese. Chiedo al cameriere la specialità della casa, lui mi chiede se la voglio mediamente o molto speziata, fate voi rispondo, mi portano qualcosa da cui riconosco solo riso, prendo un boccone e tossisco. Per 5 minuti. Forse ho confuso la parola speziata con la parola piccante in inglese. Lacrime. Ancora lacrime per i miei poveri occhi e acqua (tanta). Tornando in albergo mi prendo 3 involtini per strada e una birra per attutire il tutto.
Come prima serata va bene così.

lunedì 16 febbraio 2015

3. Thailandia, un viaggio low-cost.

Perché la Thailandia? Per due motivi: 1- non sono mai stato in Asia e 2- volevo fare un viaggio low-cost. Andata e ritorno con la Srilankan Airlines (uno scalo, 430€) e un costo della vita adatto alle mie tasche.
Poi però mi hanno consigliato di vaccinarmi: un mese è tanto, non sai neanche che giro farai, conoscendoti ti perderai subito e verrai morso da un babbuino thailandese.
Così la settimana scorsa mi reco fiducioso al centro di vaccinazioni internazionali per farmi fare l’intervista di rito.
“Dove vai? Thailandia. Quanto rimani? Un mese. Che giri fai? Boh.”
Il medico mi guarda poco convinto, dice vabbè, scarabocchia le solite prescrizioni incomprensibili a noi pazienti e mi dice vai a pagà. Alla cassa capisco che mi sono stati prescritti epatite A+B, meningococcico coniugato ACW135Y, difterite tetano pertosse polio, antirabico HDCV ed encefalite giapponese. Dopo aver scoperto che il tutto mi costa 225€ tento una timida protesta ma il dottore sbuffa, mi fa capire che se tengo alla mia vita (e al suo stipendio) devo farle tutte e se ne va. Pago, mi faccio queste 5 iniezioni e saluto:
“Addio”.
“Alla prossima settimana, si ricordi che deve fare i richiami”.
“…”
“Deve rifare rabbia, epatite ed encefalite prima di ripartire o non sarà servito a niente”
“….mica dovrò ripagare?”
“Ogni dose va pagata signore, arrivederci”.
A questo punto segue una settimana di dubbi amletici: le faccio davvero o parto semi-vaccinato? Se mi graffia uno scoiattolo randagio mi “rabbio” a metà? Boh. Alla fine parlando con amici che sono stati in Thailandia scopro 1) che nessuno si è mai vaccinato 2) che l’encefalite giapponese serve ma in Giappone 3) che mi avrebbero dovuto fare l’antitifico, l’unica vaccinazione veramente consigliata.
Decido quindi di tornare dal medico ma alle mie condizioni. Mi presento questa settimana ed esordisco deciso con un “guardi, mi sono informato, non voglio richiamare l’encefalite ma voglio fare al suo posto l’antitifico”. Il medico mi guarda incazzato, bofonchia un “fai come cazzo ti pare” e, suppongo per vendetta, mi toglie l’encefalite e al suo posto mi prescrive altre 5 vaccinazioni tra cui tali pneumococcico coniugato 13 valente e meningococco B.  Inoltre mi dice di tornare per un terzo richiamo della rabbia.. Io che non riesco mai a dire di no pago altri 225€ e vai con altre 5 iniezioni.
Risultato finale: non sono ancora partito per il mio viaggio low cost e ho già speso 880€, mi hanno fatto 10 iniezioni che mi hanno provocato braccia gonfie e febbre, sono vaccinato contro tutte le malattie asiatiche ma se mi dovesse mordere una lucertola dagli occhi a mandorla potrei pure prendermi la rabbia..dato che il terzo richiamo non lo faccio, sono talmente arrabbiato che non ne ho bisogno!

…e domani si parte!  

sabato 14 febbraio 2015

2. Precedenti viaggi e precedenti disavventure

Un mese, a 40 anni, zaino in spalla, in solitaria, in Thailandia. Come me la caverò? Ecco alcuni precedenti, tutti per periodi minori e tutti in compagnia:
-       -- In Inghilterra, a Cambridge, mi menarono la prima sera solo perché un teppista voleva fare una telefonata urgente e io occupavo la sua cabina telefonica preferita. Mi stese con una testata. Per fortuna intervenne in mia difesa l’amico che era partito con me, cintura marrone di kung-fu. Fu steso con una testata e fece tutto il mese di vacanza con un occhio nero. Nonostante questo rimorchiò una ragazza olandese l’ultimo giorno, si sposò e divorziò.
-       -- A Parigi, capodanno del 2000, fummo ospiti di lontani e anziani cugini dei miei genitori. Dopo una doccia fredda e un ottima cena di pasta scotta condita col ketchup, il mio spumante ebbe la bella idea di stapparsi un minuto prima della mezzanotte generando un effetto a catena sotto la Torre Eiffel cosicché alla mezzanotte esatta in tutta Parigi nessuno stappò.
-       -- A Praga, sempre capodanno, mi rubarono il portafoglio e passai la mezzanotte a festeggiare al commissariato con altri 15 turisti e un poliziotto che non parlava l’inglese. Fu molto divertente.
-       -- Per il giro low-cost dei Paesi Baltici con 2 amici, comprammo i biglietti 3 mesi prima a 10€ per accorgerci all’aeroporto che 2 dei biglietti erano per il giorno prima…quindi spendemmo altri 600€ e partimmo comunque. Io per 10 giorni ebbi problemi di stomaco poiché non andavo in bagno nonostante il record di filetti al pepe verde con patatine che mi mangiavo ogni giorno. I miei amici ebbero allora l’idea di mettermi (di nascosto) nella mia bottiglia d’acqua 10 gocce di Guttalax. Ma niente. Altre 10. Niente. Alla fine misero tutto il flacone. Quando stavano pensando di portarmi all’ospedale, la sera stessa, in un simpatico pub sperduto nella campagna lettone, “esplosi”. 
-       -- In Brasile, a Florianopolis, il mio amico rimorchiò subito una brasiliana (che poi sposò e divorziò) e ressi la candela per una settimana, capodanno incluso.
-       -- A Cuba ci fregarono in spiaggia zaini e ciabatte e dovemmo fare 3km a piedi nudi sulla strada rovente per rientrare in città.
-       -- In California, il secondo giorno persi l’I-Phone aziendale che avevo ricevuto la settimana prima.
-  A Ibiza, prima serata, mentre mangiavo una paella, semplicemente mi cadde un dente. Un incisivo centrale superiore. Feci così 10 giorni tra Mallorca, Ibiza e Formentera senza mai sorridere né parlare risultando l’italiano più asociale delle Baleari.

      Le premesse sono buone.

venerdì 6 febbraio 2015

1. Premessa. Io.

Nato nel '74, mi dimostro da subito precocemente rincoglionito uscendo dal ventre materno ben 15 minuti dopo mia sorella gemella (semplicemente non trovavo l’uscita).
Cresco a Bruxelles, tipico adolescente magro e brufoloso che si diploma in un liceo francese con lo stesso commento in tutte le materie: potrebbe concentrarsi ed impegnarsi di più.
Rientro in Italia (Roma), mi laureo in economia nel ’98 e parto per un anno di militare come Ufficiale di Marina a Cagliari. Non annego e già questo è un successo.
Poi entro nel mondo del lavoro. Uno stage di un anno a Grenoble precede la mia assunzione a tempo indeterminato in un importante Casa automobilistica a Roma: divento prima product manager, poi brand manager, quindi zone manager, infine stufo manager.
Dopo 15 anni di lavoro impazzisco. Impazzisco per la vita e per la libertà. Mollo tutto, metto incinta la mia compagna e compro un biglietto per la Thailandia.