lunedì 22 giugno 2015

3. Prime due settimane da neopadre. Livello difficoltà: facile.

Facile? Beh un motivo c’è. I parenti francesi della mia compagna, suoceri e cognata, si sono sistemati a casa nostra e fanno praticamente tutto loro. Si occupano della piccola cambiandola e lavandola e per fortuna anche del padre nutrendolo a vino e formaggio. Ho tentato di rendermi utile ma dopo avermi visto all’azione sul cambio pannolino e vestiti mi è stato imposto di occuparmi della bimba solo quando dorme, guardandola. Sono bravissimo. 
In ogni caso faccio da allenatore e tengo tutte le statistiche delle poppate (135 finora, media di 9,6 al giorno) e dei cambi pannolini (79 finora, media di 5,6 al giorno). La mia App sul telefonino mi dice anche a quale tetta tocca dare la poppata (la destra o la sinistra) di modo che mi sento davvero utilissimo.
Poi però essendo comunque il padre ho preteso di fare qualcosa di più specifico e alla fine mi sono stati dati tre compiti da superpapà:
  1. Meccanico. Un mese di studio del passeggino, pronti via e al primo utilizzo, all’uscita dall’ospedale, riesco nell’impresa di montare la carrozzina sulle ruote all’incontrario, con la bimba rivolta verso i pedoni ed il sole invece che verso di me. Tra l'altro non si stacca più e solo con cacciavite e pinze riesco a rimediare. Con l’ovetto per il trasporto in auto va molto meglio, lo aggancio subito ma successivamente lotto una settimana per capire come cavolo togliere l’airbag passeggero, non riuscendoci, finché mia madre non mi ricorda che l’ovetto si può mettere anche nei sedili di dietro. Mitica.
  2. Generatore di Ruttini. La prima settimana faccio 200km di camminate avanti e indietro con la bimba caricata sulla spalla e sculacciatine annesse senza nessun effetto, prima che qualcuno mi spieghi che, fuoriuscendo dal seno non ancora latte ma un certo colostro, è normale che la bimba non rutti. Arrivata finalmente la "montata-latte", la seconda settimana di chilometri ne faccio il doppio con lo stesso risultato, niente da fare. Disperato, a un certo punto prendo spunto da un libro e cambio tecnica utilizzando prima il metodo del surfista che risale le onde a pancia sotto per poi tentare con la rischiosissima posizione dell’impiccata, in piedi sulle mie ginocchia con mano sinistra a strozzarla sul collo e mano destra a darle colpetti sulla schiena. Niente da fare, anzi, a un certo punto per troppa foga le dò una pezza tale, poverina, che invece del rutto fantozziano mi vomita addosso due litri di latte tant’è che la madre, poverina, si ritrova a doverla allattare subito dopo, per recuperare circa una settimana di poppate. Da allora il compito è passato al suocero. 
  3. Sonniferaio magico. Qui sono fortissimo. Conosco una sola canzone della ninna nanna che le stono in faccia ed è incredibile l’effetto: mentre i parenti nei dintorni si tappano le orecchie la bambina dopo aver strabuzzato gli occhi si addormenta subito. In realtà ho il grosso dubbio che finga di addormentarsi per farmi smettere tant’è che quando giro le spalle ho sempre la sensazione di essere osservato. Furbetta? 
Comunque a parte questo confermo il mio giudizio facile. La piccola non è difficile da gestire in questo primo periodo, tanto tutto il giorno e la notte quello che fa è mangiare, sbavare, cagare e dormire. Come suo padre insomma.



domenica 7 giugno 2015

2. Il Parto. Il miracolo della nascita.

PRE-PARTO
Avevo fatto un patto con mia futura figlia: non uscire durante il derby Roma-Lazio. Ebbene questa brava bambina è stata talmente ubbidiente che, non conoscendo la data del derby, per non rischiare ha deciso di non uscire proprio, né durante il derby né nei primi giorni successivi.
Arrivati alla data prevista niente. Il giorno dopo niente. Il giorno dopo ancora niente. La mia compagna era ormai diventata così incinta che entrava in camera cinque minuti dopo la sua pancia. Nel frattempo dalla Francia erano arrivati pure i suoceri e la cognata stipati nel divano-letto del nostro minuscolo salone. Ho cominciato ad avere strani pensieri tipo che la bimba avesse avuto una soffiata sulla vera identità del padre e quindi avesse deciso di non uscire; oppure che avesse ereditato da subito la rinomata pigrizia del papà rifiutandosi di sottoporsi agli sforzi di un parto naturale a favore di un ben più tranquillo (per lei) cesareo. A un certo punto ho cominciato addirittura a soffrire della "sindrome dell’empatia paternale”: mal di pancia, nausee e voglie strane. Sembravo io quello incinto. Preoccupati, abbiamo chiesto consiglio all’ostetrica su come poter far nascere la bimba prima di arrivare all’induzione forzata e lei ci ha risposto molto francamente: un sano rapporto sessuale può risolvere il tutto. Ora, fare l’amore sapendo che lì, proprio lì, c’è la testolina di tua figlia che puoi anche toccare con un dito, ecco, a me sta cosa, un po’ mi bloccava. Eppure. C’aveva ragione. Appena fatto lo shampoo multivitaminico alla piccola, il giorno dopo, finalmente, mentre stavamo ormai scavallando la data prevista per la prima comunione, sentiamo in contemporanea arrivare le prime contrazioni: lei a l’utero ed io alla prostata.
Capiamo così che è iniziato ufficialmente il cosiddetto “pre-travaglio”, praticamente due giorni interi passati in questo modo: lei con le contrazioni; io con il cronometro in mano a misurare la loro regolarità e a chiederle un voto (su 10) sull’intensità del dolore (variava da voto 4 a voto 7) e con un obiettivo in testa: farla resistere fino alle ore 20 di sabato poiché da quell’ora non si pagava più il parcheggio. 
Purtroppo verso le 19, dopo circa 36 ore di contrazioni, al voto 8porcatroia e allo sguardo allarmato della cameriera del bar dove stavamo prendendo il caffè, decido di portarla finalmente in clinica. Mezz’ora e 50 centesimi di parcheggio dopo (maledizione), la visitano e ci ricoverano. Entrambi.
PARTO
Ci danno una stanza e ci comunicano che tempo un’ora ci avrebbero chiamato per salire in sala parto. Io sento che ho già bisogno di doping quindi con la scusa della fame lascio la mia compagna una mezz’oretta in preda a contrazioni da 9ecchecazzo per andare a farmi un bicchiere di vino bianco al bar di fronte. Torno carico e un po’ brillo e ci accomodiamo in sala parto dove iniziamo la partita, lei in campo io in panchina a fare da allenatore.
La cronaca 
Inizio intenso, contrazioni che salgono rapidamente a livello 12vafff, io scandisco il ritmo delle sue respirazioni ma comincio a boccheggiare più di lei. Al 18mo del primo tempo il primo intoppo: lei subisce un infortunio al braccio destro, il quale inizia ad ingrossarsi visibilmente. Richiamo l’arbitro che mi spiega che è stata messa fuori vena la flebo e il liquido le stà entrando nel braccio invece che nella vena. Mi sento già svenire, gioco interrotto, medici in campo. Tempo 5 minuti e si riprende il gioco, partita vibrante, respirazioni affannose, primi gemiti (miei), mano nella mano solidale nel dolore, un incontro durissimo, troppo, tant’è che alla fine del primo tempo chiedo l’intervento dell’anestesista. Il quarto uomo entra in campo, segnala all’arbitro che siamo solo a 4cm di dilatazione e si rifiuta di fare l’epidurale. Io protesto spiegando che l’epidurale l’ho chiesta per me e non per lei, che ho 3 dita fratturate e che non mi sento tanto bene. Per tutta risposta l’arbitro mi espelle per proteste e mi caccia dalla sala parto per circa 10 minuti. Fine primo tempo.
Secondo tempo in scioltezza. Mentre ero fuori le hanno fatto l’epidurale, ora sono tornato e si chiacchiera del più del meno. Mi watsappo con gli amici, faccio dei selfie, ci raccontiamo barzellette fino al termine del tempo regolamentare, con il risultato ancora fermo sullo 0a0. Supplementari.
La partita diventa di nuovo intensa; improvvisamente, senza quasi accorgercene siamo arrivati alle fasi di spinta. Il quarto uomo mi chiede di accomodarmi dietro di lei, io non mi faccio pregare e mi infilo dietro la porta, lui mi dice non così dietro, devi aiutarla allora cerco una posizione strategica di supporto, tipo sotto la poltrona del parto, ma non c’è posto e alla fine trovo uno sgabello che posiziono dietro, a una distanza di lunghezza di braccio giusto per poterle a malapena sfiorarle la spalla destra. 
Tutti all’attacco. Il baricentro della squadra si sposta sempre più in avanti, il pressing è costante, sembra una questione di minuti, forse di secondi ed infatti al 12mo del secondo tempo supplementare, all’ennesima spinta i tifosi gridano al gol, ma niente, il giudice di porta non convalida in quanto la palla-testa non ha varcato interamente la linea di porta ed anzi è ritornata indietro...Ma ormai è fatta, ancora un tiro-spinta ed è, finalmente…..GOL!
Quello che segue lo vivo in una dimensione parallela. Estrazione della bimba, lacrime di gioia, primo pianto, pelle a pelle con la neomamma, controlli medici con la poverina sbattuta a destra e a sinistra e marchingegni infilati nel naso e nella bocca, primo bagnetto, primo vestitino, primo allattamento. IMMENSA GIOIA.
DEGENZA
Ore 00.29 nasce la piccola Lila
Ore 00.55 prende la sua prima poppata e subito si addormenta e io penso “che spettacolo vado a dormire buonanotte”
Ore 3.01 scopro che bisogna dare il latte alla pupa ogni 2 ore, tocca pure mettere la sveglia alle 5, alle 7 e alle 9 ed è pure domenica e io penso “che disastro”
Ore 9.35 primo cambio pannolino coadiuvato dall’ostetrica: facile, ha fatto solo un cucchiaino di pipì
Ore 12.34 preoccupante scoreggia che fa barcollare l’infermiera di turno seguita da un misterioso borbottio di pancia
Ore 12.36 tentativo di cambio pannolino in solitaria, fugace apertura dello stesso ed immediata richiusura alla vista di materia organica nera e puzzolente.
Ore 12.37 arriva in rinforzo la cognata, esperta baby-sitter, e per pietà provvede lei al cambio
Ore 13.52 dopo l’ennesima poppata misero tentativo del neopadre di far fare il ruttino alla neobimba con l’unico risultato di farsi rigurgitare tutto addosso
Ore 15.46 pausa gazzetta dello sport
Ore 18.19 procedo a cambio body e vestitino in 12 minuti circa, non posso che migliorare 
Seconda notte insonne
Terza notte insonne, la piccola viene spedita un paio d’ore all’asilo nido per recuperare le forze
Quarta e ultima notte alla grande, finalmente la bimba mostra i geni di suo padre dormendo quasi tutto il tempo. 
Ora si che siamo pronti per tornare a casa…preparati ad affrontare il mondo piccola Lila!